Italia, i giovani dicono no all'Università
- 02/01/2014
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Sempre meno università per i giovani italiani: nel Rapporto sulla coesione sociale 2013 redatto da Istat, Inps e Ministero del Lavoro emerge una riduzione del numero di ragazzi che decidono di iscriversi all'Università. Il rapporto tra immatricolati all'università e diplomati nell'anno scolastico precedente è, infatti, sceso al 58,2% nel 2011-2012 rispetto al 73% del 2003-2004.
Alla base di questa tendenza c'è la difficoltà di trovare lavoro dopo aver concluso il percorso universitario: tra i laureati del 2007, nel 2011 avevano trovato lavoro 7 laureati di primo livello su 10, 8 su 10 per i laureati specialistici/magistrale e 7 su 10 per chi ha preso una laurea a ciclo unico. Inoltre la difficoltà di trovare impiego è più alta per i laureati che vivono al Sud e per le donne.
Altri dati presenti nel Rapporto sulla coesione sociale 2013 riguardano la presenza straniera nella scuola: gli alunni con cittadinanza straniera nell'anno scolastico 2011-2012 sono stati il 9,2% nella scuola d'infanzia (5,7% nel 2006-2007), 9,5% nella scuola primaria (6,88% nel 2006-2007), 9,3% nella scuola secondaria di primo grado (6,5 nel 2006-2007), 6,2% nella secondaria di secondo grado (3,8 nel 2006-2007).
Nel 2012, sono il 37,8% i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al massimo la licenza media e non stanno seguendo alcun corso di formazione (25,8% nel Mezzogiorno): tra questi il 38,5% risulta inattivo (49,1% nel Sud). Infine, nel 2012 hanno abbandonato gli studi 758 mila giovani tra i 18 e i 24 anni. Si tratta del 17,6% della popolazione di quella fascia di età: nell'Europa a 15 questo valore non arriva al 14% e solo Spagna (24,8%) e Portogallo (20,8%) fanno peggio dell'Italia.Scritto da Bruno De Santis. -