Altro che lavoratori autonomi per abbattere la crisi: dal 2008 a giugno 2013 sono stati ben 400mila i lavoratori indipendenti che hanno cessato la propria attività, un calo di ben il 6,7% più alto di quello fatto registrare dai lavoratori dipendenti (-3,3%) . Si tratta di una diminuzione che ha un'incidenza drammatica sull'economia dell'Italia: al contrario dei lavoratori dipendenti, infatti, gli autonomi non hanno accesso ad alcun tipo di indennità di disoccupazione, cassa-integrazione o mobilità. Per loro chiudere la partita Iva significa ritrovarsi soli, senza lavoro e con un futuro incerto.
I dati mostrati dalla CGIA evidenziano come la crisi maggiore ha toccato i lavoratori in proprio (artigiani, commercianti, agricoltori) con una diminuzione del 9,9%, pari a 357mila unità; non va meglio ai collaboratori familiari che hanno avuto una riduzione percentuale del 19,4%, pari a un calo di 78mila unità. Dall'altro lato della bilancia, segno positivo per i soci delle cooperative che hanno registrato un aumento di duemila unità pari al 6,2%. Va ancora meglio per i liberi professionisti con un +10,7% (pari a 125mila unità in più): questo dato però risente anche delle false partite Iva che svolgono mansioni come lavoratori subordinati ma risultano lavoratori autonomi.
Regionalizzando i dati, il Nordovest è la zona che ha subito il maggior calo tra gli autonomi (7,9%), mentre il Centro è la parte d'Italia che ne ha risentito meno (-4,1%).
Scritto da Bruno De Santis.