Lavoro, dati critici per i dottorandi
- 05/06/2014
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Dati allarmanti quelli presentati dall'Adi, asssociazione italiana dottorandi: i numeri evidenziano come l'Italia sia molto indietro rispetto agli altri paesi d'Europa. Tra il 2008 e il 2014 c'è stato un calo dei posti messi a bando per la carriera accademica pari al 19%, una diminuzione che riguarda soprattutto gli atenei del Sud come Molise, Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna che hanno registrato un preoccupante -38%.
Calo anche per le borse di studio scese del 16% con un ricercatore che vive con 1.027 euro al mese. In tutta Italia sono pochi i dottorandi: 0,6 ogni mille abitanti, contro i 3,7 della Finlandia, i 3,1 dell’Austria e i 2,6 Germania. Peggio di noi in Europa solo Spagna (0,5) e Malta (0,2). A preoccupare soprattutto il futuro degli attuali dottorandi: i dati dell'Adi mostrano come il 96,6% degli attuati assegnisti (oltre 15mila) rischia dopo il dottorato di uscire dal sistema accademico. L'86,4% non continuerà a fare ricerca dopo massimo due anni di assegno, il 10,2% uscirà dal mondo della ricerca dopo un contratto da ricercatore a tempo determinato di tipo A, mentre appena il 3,4% riuscirà a essere integrato. Secondo l'Adi la situazione potrebbe essere invertita agendo da tre punti di vista: rifinanziare le università, sbloccare il turn over, fermo al 2008, e utilizzare i ricercatori anche nella pubblica amministrazione e nel terziario.
Scritto da Bruno De Santis. -