Il lavoro? Non è una questione per donne: le differenze tra le lavoratrici e i loro colleghi uomini sono, infatti, evidenti. A parità di fattori quali titoli di studio, ruolo in azienda, ecc, le donne sono discriminate rispetto agli uomini. In Italia, ad esempio, a livello salariale le lavoratrici sono messe decisamente peggio rispetto ai lavoratori, ma non solo: le differenze riguardano lo stipendio ma anche la posizione nella gerarchia aziendale, senza poi trascurare tutte le problematiche connesse all’essere una donna lavoratrice quando si decide di diventare mamma.
Eppure, un piccolo raggio di sole si intravede: secondo il Rapporto Donne 2015 di Manageritalia, nel corso degli ultimi dieci anni il numero delle donne occupate è cresciuto molto (+6,2%), un incremento cui ha fatto da contraltare il calo della componente maschile (-3,9%). Nonostante ciò, il tasso di occupazione per le donne rimane fermo al 46,8% contro il 64,7% degli uomini (dati relativi al 2014). Gli ultimi dati, inoltre, mostrano come il tasso di occupazione femminile sia rimasto sostanzialmente fermo, a fronte invece del calo di quello maschile. Peccato però che la disoccupazione femminile abbia registrato a giugno un +2,8%, contro il +0,9% riscontrato tra gli uomini.
REDAZIONE GIORNALISTICA IMPIEGO.EU
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